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percorrere il sentiero della pace

Il Sentiero della Pace corre per 500 km lungo il fronte,  dal Passo del Tonale alla Marmolada. Non è un qualsiasi tracciato o Alta via: nel nome ricorda l’armistizio che sancì la fine del conflitto, nel 1918, esattamente un secolo fa. È un filo rosso tra territori che segnarono il destino di decine di migliaia di soldati. La loro fu anche una guerra contro l’ambiente inospitale, che provocò più vittime del fuoco nemico. Il Sentiero della Pace svela oggi l’incanto di questi spazi. Ma è anche una “meditazione camminata”, un saliscendi di emozioni, per riconciliarsi con le ferite del passato e celebrare questi decenni di pace. Contrassegnati dal simbolo della colomba, bianca su legno o gialla su roccia, i 520 km che dallo Stelvio arrivano fino alla Marmolada sono stati ultimati in questi anni. Si snodano su mulattiere di guerra, strade forestali, sentieri escursionistici. Per percorrerli tutti ci vuole un mese, ma l’itinerario è frazionabile a piacere, con escursioni più difficili e semplici gite di un giorno. La prima parte, che dal Passo del Tonale porta all’Adamello, è la più impegnativa, con tratti in alta quota che possono richiedere i ramponi. Ma è qui, tra la Val di Sole e la Val Rendena, che fu combattuta la terribile Guerra Bianca. Tra le pareti a picco e i ghiacciai, il pensiero corre alle condizioni estreme in cui vivevano i soldati. Uno scrocio interessante del Sentiero della Pace si ha con l’escursione al Monte Altissimo, che sovrasta il lago di Garda. Panorama a parte, si incontrano numerosi reperti della guerra. Il Sentiero prevede la salita dal lago, il punto più basso del tragitto, ai 2079 metri della vetta. L’ascesa più facile è dal rifugio Graziani, che si raggiunge in auto da Brentonico a San Valentino. La sterrata, larga e ben curata, che si apre sulla Vallagarina e poi sul Garda, è contornata da fiori rari, come il ranuncolo di Kerner, il velo da sposa del Garda, la Guenthera Repanda. Annunciano un luogo pressoché unico nelle Alpi, il Monte Baldo, che in 390 km quadrati custodisce il 43% dell’intera  flora alpina. Risparmiato dalle glaciazioni, è protetto da un Parco naturale locale.

I Vigneti e il Sacrario Militare

In vetta sono numerosi i ricoveri in roccia, le trincee, le gallerie, le postazioni d’artiglieria. Intorno, si apre il panorama: l’altopiano di Brentonico, il gruppo del Carega-Zugna, il Pasubio, i Lessini, la Valle dei Laghi, l’Adamello e il Brenta, fino al Catinaccio e alla Marmolada. Poco sotto, il rifugio Damiano Chiesa, dove sostare. Dall’altissimo si può partire per un itinerario di più giorni che porta a Mori e Rovereto attraverso la Vallagarina, dove alle memorie della guerra si accostano i vigneti, i campi biologici della Val Gresta, i musei, i centri storici dai tratti medievali e dalle atmosfere veneziane. Come quello di Rovereto, dominato dalla fortezza del XIV secolo, che ospita il Museo storico italiano della guerra. L’aereo da combattimento Nieuport 10, le divise militari, le mitragliatrici, le trappole antiuomo, i tanti reperti esposti ricordano la crudezza della vita in prima linea.

Il Parco della Pace e la città di Ghiaccio

Realizzata nel 1924 col bronzo dei cannoni offerti dalle nazioni coinvolte nel conflitto, la campana è un simbolo: ogni sera diffonde cento rintocchi per ricordare i caduti di tutte le guerre. Fu qui, a est dell’Adige e fino agli altipiani, il fronte caldo della guerra in Trentino. Se il Sentiero della Pace prevede la salita a piedi da Rovereto, i meno allenati possono approfittare della strada che arriva fino al rifugio Monte Zugna. La sosta suggerita è al nuovo percorso ad anello, arricchito dai pannelli che tracciano le linee austro – ungariche e il Trincerone, ricostruito dopo essere stato pressoché cancellato dai bombardamenti. Dal rifugio, con una passeggiata si sale alla cima lungo la strada militare che porta al Parco della Pace, con le caserme e il grande impluvio austro – ungarico per la raccolta dell’acqua e le rovine delle strutture realizzate dagli italiani. È una salita ricompensata dal panorama, che rivela l’importanza strategica del monte: sotto la corona di vette, la vista raggiunge il passo del Pian delle Fugazze, da cui si apre la pianura veneta e Vicenza; sul versante lagarino si scorge l’arena di Verona. Il paesaggio è protagonista anche nell’ultimo tratto del Sentiero della Pace, che dal Passo Rolle arriva ai ghiacci della Marmolada, dove l’escursione prende le vie dell’alta montagna. Alla portata di tutti è il percorso iniziale, che parte dal Centro visitatori del Parco Naturale Paneveggio – Pale di San Martino. Sul lago di Paneveggio si incontra Forte Buso, una Blockhaus, ossia una caserma austriaca, mentre a circa un’ora di cammino c’è Forte Dossaccio. Seguendo invece il sentiero per Malga Bocche si incontrano gli alberi rossi della foresta di Paneveggio, il cui legno è usato da secoli dai maestri  liutai per i violini, e i pascoli della malga: da qui si apre la vista sulle Pale di San Martino e la catena del Lagorai. Sono escursioni tranquille che regalano panorami: Passo delle Selle, Cresta di Costabella, la Marmolada. Qui, sul gruppo più alto delle Dolomiti, fu scavata l’incredibile città di ghiaccio. E qui si chiude il Sentiero della Pace. La salita, agevolata ora dalla funivia, provoca un’emozione forte, mista a turbamento: è un cimitero bianco, una “zona sacra” tutelata dal ministero della Difesa, che custodisce i resti di tanti soldati.

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