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Visitare Mantova città della cultura 2016 prima parte

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Ecco le tappe da fare assolutamente a Mantova in ambito di Palazzi e Edifici storici:

Palazzo Te: fu costruito tra il 1525 e il 1535 da Giulio Romano per volere di Federico II Gonzaga. La celebre villa, destinata alle feste, ai ricevimenti e agli “ozi” dal duca di Mantova, si ergeva su un’isola in diretta contiguità col centro cittadino, denominata sin dal medioevo Tejeto, o Te. Gli ambienti del Palazzo, i loggiati e l’appartamento del Giardino Segreto rappresentano la più alta espressione dell’invenzione dell’architetto Giulio Romano;

Casa Del Mantegna: Complesso architettonico rinascimentale di grande fascino. Il disegno architettonico è caratterizzato da una geometria perfetta. In questa quattrocentesca abitazione sono passati gli artisti mantovani migliori ma anche importanti protagonisti del panorama artistico del nostro paese. L’edificio, di grande valore artistico e storico e costruito a partire dal 1476, era la dimora del pittore Andrea Mantegna. Oggi ospita esposizioni ed è sede del settore culturale della provincia;

Casa Del Mercante: è detta anche casa di Boniforte da Concorezzo, antico proprietario attivo nel commercio di lana e tele che la fece costruire nell’anno 1455. L’edificio è caratterizzato da una sorprendente facciata tutta in cotto con decorazioni di stile veneziano a cura dell’architetto Luca Fancelli. Tra le due colonne centrali si notano delle piccole sculture, rappresentanti pacchi legati con funi, che ricordano i materiali con cui il proprietario commerciava;

Casa del Rigoletto: Verso la fine di piazza Sordello si trova la casa  del “Rigoletto“, il buffone di corte Gonzaga. Il personaggio ha in realtà poco di mantovano, l’omonima opera di Giuseppe Verdi infatti venne tratta da un dramma di Victor Hugo e riadattata in territorio mantovano, trasformando il re di Francia nel duca di Mantova, e cambiando il nome del protagonista da Triboulet a Rigoletto. La struttura quattrocentesca accoglie la scultura del Rigoletto, sistemata nel piccolo cortile interno;

Casa della Beata Osanna Andreasi: Raro esempio di dimora quattrocentesca mantovana che è rimasta pressoché intatta sino ai nostri giorni. L’edificio diventa dimora della famiglia Andreassi nel 1475, con Niccolò, padre della Beata Osanna. Nel 1780 passa alla famiglia dei conti Magnaguti. Alla morte del conte Magnaguti nel 1966 la casa passa alla provincia dominicana di Bologna. Nel 1991 la Provincia domenicana inizia i restauri oggi quasi terminati. Osanna morì a Mantova nella sua casa 18 Giugno 1505;

Casa di Giulio Romano: Edificata agli inizi del Cinquecento su un edificio preesistente, la casa fu completamente ristrutturata tra il 1540 e il 1544. All’interno del nobile complesso vi sono diversi ambienti originali degni di nota. Giulio Pippi, detto Giulio Romano, progettò il palazzo come sua residenza; palazzo che costituisce uno dei primi esempi di edifici progettati da un artista per se stesso. È una delle più belle dimore di Mantova e il Vasari non esitò a definire “fantastica” la facciata;

Palazzo Canossa: Il palazzo fu costruito nel’600 su committenza dei marchesi Canossa, famiglia di antica stirpe proveniente da Verona. La facciata, in bugnato, richiama le soluzioni cinquecentesche di Giulio Romano ed è caratterizzata da un portale di marmo guardato a vista da due cani usciti dallo stemma di famiglia. Altro dettaglio di particolare valore architettonico è un monumentale scalone barocco che conduce al piano nobile del palazzo;

Palazzo Cavriani: Di fronte al palazzo c’è il giardino realizzato per i Cavriani da Giovanni Battista Vergani. L’edificio fu dal’400 la dimora dei Cavriani, famiglia aristocratica molto importante durante il periodo della Signoria. La dimora fu ricostruita dal tutto tra il 1736 e il 1756 da Alfonso Torreggiani. Superato il portale d’ingresso, si accede dal cortile interno e ad uno splendido scalone che conduce al piano nobile. Questo maestoso complesso è decorato con stucchi, dipinti e affreschi;

Palazzo D’Arco: Meraviglioso complesso edificato a partire dal 1784 dal neoclassico Antonio Colonna che conserva all’interno arredi e opere dal XV al XVIII secolo utili per conoscere come vivevano i nobili del tempo. Costruito per un ramo della casata trentina dei Conti D’Arco, il palazzo è stato lasciato negli anni’70 in eredità alla città dall’ultima discendente, la contessa Giovanna. Ospita una libreria, una collezione naturalistica e un caratteristico giardino ed è oggi sede di un museo;

Palazzo del Podestà: detto anche Palazzo del Broletto, fu costruito nel 1227, committente il bresciano Martinengo nominato podestà di Mantova. Unitamente alla torre civica rappresentò il centro amministrativo del comune di Mantova. Sulla facciata è visibile una statua duecentesca raffigurante “Virgilio in cattedra”, con la berretta dottorale e le braccia poggiate al leggio che reca incisa l’iscrizione “Virgilius Mantuanus Poetarum clarissimus”;

Palazzo Dell’Accademia Virgiliana: Sorse per volontà di Maria Teresa d’Austria nel 1767. Esternamente l’aspetto conferito dalle facciate neoclassiche è unitario. Nel 1769 venne ultimato il teatro scientifico Bibiena, destinato alle pubbliche riunioni accademiche, alle recite e ai concerti. Il complesso oggi ospita una biblioteca, un ricco archivio storico e organizza periodici convegni e conferenze. Attigua all’edificio vi era la chiesa di Santa Maria del Popolo, oggi demolita;

Palazzo della Ragione: Fu edificato nel 1242, allo scopo di consentire le assemblee e le adunanze cittadine. Al piano terreno ospitava numerose botteghe, mentre nell’ampio salone al piano superiore, si amministrava la giustizia. A questo salone si accede tramite una ripida scala posta sotto la Torre dell’Orologio innalzata nel Quattrocento, epoca alla quale risalgono anche i portici che si affacciano su Piazza Erbe;

Palazzo di San Sebastiano: Attualmente il palazzo è sede dell’omonimo Museo della città, dove sono esposte opere appartenenti alle collezioni civiche. Edificato tra il 1506 e il 1508 per essere la dimora preferita del marchese Francesco il Gonzaga, nel tempo perse di interesse, diventando caserma austriaca e nel 1883 co l’obiettivo di ripristinare per quanto possibile il progetto originale. I restauri si sono con classi nel 2003;

Palazzo Ducale: Autentica “città nella città”, si sviluppa verso le rive del lago comprendendo palazzi, chiese, piazze, giardini e porticati che ben testimoniano il fervore architettonico e artistico dell’età gonzaghesca. Conserva dipinti di pregio, sculture greche e romane del medioevo e rinascimento. La famiglia Gonzaga ne fece la propria residenza dal 1328 al 1707. Il nucleo più antico del complesso è costruito da due edifici. “Magna Domus” sulla sinistra e il merlato Palazzo Del Capitano;

Palazzo Sordi: Fu il primo marchese del casato dei Sordi, Benedetto, a volere la costruzione del palazzo omonimo. Commissionò il progetto e il segmento dei lavori, iniziati nel 1680, all’architetto fiammingo Frans Geffels. Ne nacque uno dei rari esempi di barocco della città. Di particolare valore sopra il portale d’ingresso, un tondo con la Madonna col Bambino, altorilievo di Giovanni Battista Berberini, opera inserita in una facciata d’ordine dorico. Il palazzo è chiuso al pubblico;

Palazzo Valenti Gonzaga: Appartenuto ai marchesi Valenti Gonzaga, il palazzo fu oggetto di una radicale trasformazione nel XVII secolo, costituendo un impianto architettonico gigantesco, fastoso all’esterno, stupefacente il cortile interno riccamente decorato a stucco e ricco d’affreschi e statue d’autore all’interno. Rappresenta da allora uno degli esempi più importanti di architettura e decorazioni del periodo barocco a Mantova. Come per altre opere di tale stile, l’autore fu l’architetto Frans Geffels;

Palazzo Vescovile: Collocato nei pressi del Duomo e edificato tra il 1776 e il 1786, è detto anche Palazzo Bianchi in onore della famiglia di marchesi, Bianchi appunto, che lo fece costruire. Nel 1823 fu venduto alla Curia diocesana e divenne sede vescovile. L’elegante facciata è caratterizzata da una balconata marmorea. Ospita l’archivio Storico Diocesano che possiede un ricco patrimonio documentale relativo alla diocesi. All’interno vi è un imponente scalone che conduce ad alcune belle sale.

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